Antoine Donzeaud

con Micah Hesse

"Needless to say I have some unusual habits"

2 Ottobre / 14 Novembre

Per questa mostra, Antoine Donzeaud ha scelto di astenersi dal dipingere oggetti nella realtà concreta. Di conseguenza, il suo lavoro mantiene una libertà formale ma è al contempo intriso di finzione narrativa. Gli spazi scelti offrono, proprio come il titolo della mostra, un segno dal quale lo spettatore può ricostruire una narrativa.
« Needless to say I have some unusual habits » / « Senza bisogno di dirlo, ho usanze inusuali » è la battuta di un personaggio fittizio: Dexter Morgan, il serial killer nella omonima serie Dexter. Vi è un collegamento formale tra il modus operandi del killer - il quale ha come materiale preferito una tela per lenzuola - e l’artista, la cui esposizione mostra una dissezione, un lavoro « esploso ».
Il layout della Fondazione Rivoli2, strutturato su tre piani, offre una configurazione ideale che rinforza il proposito della esposizione a sequenze. Come un « pittore di action painting decomposta », Antoine sviluppa un' interpretazione della sua arte in tre capitoli: la genesi, il "fare" e la presentazione, prestando particolare attenzione a non favorire unicamente l’atto fisico della loro creazione.
Nel seminterrato, il lavoro è in atto di preparazione, è impregnato di vita e comincia a prendere forma. Gli elementi base del vocabolario dell’artista sono raccolti insieme come una forma di incubazione primitiva:  un lenzuolo protettivo trasparente è piegato e galleggia in serbatoi di plastica.

Un' atmosfera di attesa è creata attraverso un’illuminazione tenue e tramite la ripetizione continua di un video di Micah Hesse che scorre orizzontalmente, mostrando una linea della metropolitana di New York dove il pavimento è ricoperto di lattine di Coca Cola vuote che rotolano e versano ogni tipo di fluido.
Il pian terreno ospita Loop Painting, un' installazione nella quale un dipinto della serie Untitled PE è presentato nella fase finale della sua produzione. Le opere della Untitled PE rendono la produzione del dipinto e la costruzione del telaio una mise en abyme. Il lenzuolo di polyethylene trasparente, usato per proteggere il pavimento dagli spruzzi di pittura, quando il telaio viene costruito diventa esso stesso una tela, provocando la simultanea creazione del contenitore e del contenuto.
Durante l’assemblaggio finale, il lenzuolo è posizionato sul telaio, con la pittura all’interno, ed è teso al massimo dall’artista attraverso una differenza di temperatura. Il protocollo di studio è qui rivoltato per permettere l’osservazione dello stadio finale della creazione in una ripetizione continua. Il lavoro di Untitled PE è posizionato orizzontalmente su un tavolo sopra dei radiatori. Quando lo spettatore entra nella stanza, un sensore di movimento avvia questi radiatori e il calore smorza i lenzuoli. Quando il radiatore si spegne, il lenzuolo di plastica si raffredda e ritorna al suo stato originale.
L’interazione con lo spettatore evoca le sculture sonore descritte nel « The Singing Statues » di JG Ballard; il lavoro sembra respirare, come una creatura in una sala operatoria intensiva. Una modalità per dire che la storia della pittura non è ancora stata scritta.
Salendo le scale, si apre una nuova prospettiva dove viene mostrata una visione più ampia della superficie di Loop Painting. Al secondo piano vi è inoltre una serie di Untitled PEs sospesa nello spazio, come immobilizzata in un nuovo stadio intermedio.
Infine, sull’ultimo muro il lavoro completo è appeso verticalmente in maniera tradizionale, come una soglia trasparente che termina l’esposizione e ci invita a riflettere su cosa potrebbe accadere al di là di esso.
L’intera installazione mostra la sequenza di eventi e azioni che hanno portato l’artista alla creazione delle sue opere. Ogni area mostra una istantanea come una reinterpretazione di un momento pietrificato nel processo creativo. L’esposizione offre uno spazio di riflessione sulla pittura contemporanea. Ogni passaggio di cui è composta è posto in modo da invitare lo spettatore ad adottare una nuova visione distanziata.